La vicenda George Floyd, l’afroamericano ucciso da un poliziotto a Minneapolis, tiene ancora banco negli USA e nel mondo del calcio: tanti i gesti di vicinanza alla comunità, come quelli di Jadon Sancho e Achraf Hakimi in Bundesliga che hanno fatto riflettere l’opinione pubblica.
Nelle ultime ore, a Los Angeles, è successa un’altra vicenda che sta facendo molto parlare, è stato interrotto il rapporto di lavoro tra Los Angeles Galaxy e il calciatore Aleksandar Katai. La rescissione contrattuale, che secondo il comunicato ufficiale sarebbe avvenuta di comune accordo, arriva dopo un post della moglie del centrocampista che lo stesso club di MLS ha definito “una serie di post razzisti e violenti di Tea Katai”. In una dichiarazione rilasciata mercoledì la moglie del 29enne avrebbe postato sul suo account Instagram parole, scritte in serbo, violente nei confronti delle persone che hanno manifestato in questi giorni negli Stati Uniti per la morte di George Floyd.
Avrebbe definito “bestie disgustose” i manifestanti e suggerito che avrebbero dovuto ucciderli. Il club californiano ha scritto in un comunicato che “si oppone fermamente al razzismo di qualsiasi tipo, compreso quello che suggerisce violenza o cerca di sminuire gli sforzi di coloro che perseguono l’uguaglianza razziale”. Il giocatore, attraverso il suo account Instagram, ha provato a prendere le distanze dai commenti della moglie definendoli “inaccettabili” e spiegando che questo tipo di visione e violenza non fanno parte della sua famiglia, il centrocampista però, non si è voluto nascondere e si è anche assunto la responsabilità di quello che ha definito “un errore della sua famiglia”.
Sul post Twitter condiviso dalla società di Los Angeles i pareri sono vari. Secondo alcuni utenti questa azione “Segna un brutto precedente. Non si può licenziare qualcuno per ciò che ha detto la moglie o un amico”. Altri hanno esclamato “Ottimo” o “Ben fatto” in seguito alla decisione del club.